martedì 23 ottobre 2007

REALPOLITIK...

Cari Amici,


 


    qualche considerazione  su quanto avviene in Italia di questi tempi. Secondo voi, esiste nel nostro paese una classe 'politica' degna di questo nome in grado di tutelare gli interessi del bene comune? Non so. Mi guardo attorno e vedo che il capo del governo e quello del principale partito d'opposizione sono di estrazione economica: il primo è stato grande elemosiniere di tutti i partiti della prima Repubblica ai tempi della presidenza dell'Iri. Il secondo è un imprenditore, coin tutti i vizi e le qualità di una classe economica che in Italia ha sempre corteggiato il monopolio. I presidenti del Senato e delle Camera sono due ex sindacalisti, abituati a confrontarsi con imprenditori e lavoratori. I sindaci di alcune grandi città del Nord vengono dal mondo dell'economia e del sindacato. L'ex presidente della Repubblica veniva da Bankitalia, altro grande potentato nazionale. L'uomo forte del governo è Padoa Schioppa, anch'esso generato dal sistema di Banlkitalia. In  conclusione: di politici duri e puri, cresciuti nelle scuole di partito o formatisi all'ombra dell'Azione Cattolica, all'orizzonte se ne vedono poco, il  paese è retto da uomini economici che notoriamente non brillano per fantasia e lungimiranza. con poca fantasia.  I pochi pochi politici puri sono cinici, bari e di scarso ingegno. Se si pensa che l'ultima campagna elettorale ha avuto come snodo centrale del dibattito il cuneo fiscale...... 


   Eppure mai come in questo periodo ci vorrebbero uomini politici, di destra e di sinistra,  con idee nuove per farci uscire dal vicolo chiuso nel quale ci siamo infilati con Maastricht.  Il paese è ingessato da un debito pubblico che assorbe ogni anno 70 miliardi di euro di soli interessi e che non consente allo Stato di pianificare investimenti nella ricerca e nelle infrastrutture. E senza lo Stato che investe, attuando le ben note politiche keynesiane,  l'economia ristagna perchè glki imprenditori privati badano al profitto immediato e sicuro.  Avviene dunque che la politica economica del nostro  Paese venga gestita da Bruxelles e Francoforte, i custodi del Trattato di Maastricht, mentre per quella estera da noi, e nel resto d'Europa, si è data  carta bianca agli States.  Speriamo che alle elezioni di primavera possa emergere qualcuno in grado di cambiare le regole. Ma non ci spero molto. Tanti Auguri


 


                                 Gianfranco


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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