lunedì 18 gennaio 2010

Il difetto sta nel manico...

Cari Amici,


              dal Corriere Veneto:


Giovine (sottufficiale della Guardia di Finanza da poco in pensione, ndr) mi ha sempre detto che andavo incontro a pericoli... facevo il regalo di Natale e qualcosa prima delle ferie estive. All’inizio, ancora con le lire, nel 2001, gli davo 20 milioni. Poi circa 20 mila euro all’anno, 10 a Natale e 10 per le ferie. L’ultima dazione è stata nell’estate del 2008». Ma c’erano i pericoli che correvano anche gli altri impresari delle pelli, per i quali lui faceva da tramite. «Con la mia colletta versavo complessivamente al Giovine attorno a 100-120 mila euro all’anno. So che altri pagavano personalmente e non per mio tramite. Tra questi:...». E’ la confessione-accusa di Andrea Ghiotto, l’imprenditore e faccendiere dell’industria vicentina della concia arrestato a metà dicembre per le mazzette all’ex comandante della Finanza di Arzignano.


    Ghiotto racconta come nacque il vertiginoso rapporto con Giovine e la Finanza e tira in ballo un comandante. «Quando ho aperto le mie aziende gli spiegai le mie intenzioni, gli spiegai con chi lavoravo, quanto era il giro. Egli mi disse che la sua protezione non era sufficiente. Mi fece conoscere allora il comandante della Guardia di Finanza di ..., siamo nel 2007. Ci siamo trovati in un ristorante di Trissino. Siamo andati poi al Principe per cene (il Principe è l’hotel di Arzignano dove Ghiotto fissava incontri e girava anche i filmini con escort, imprenditori e sportivi, ndr). Io con lui non ho mai parlato di soldi, né abbiamo mai parlato del fenomeno del giro dell’Iva. Lui sapeva benissimo che io facevo fatture ma non me l’ha mai detto, me l’ha fatto capire. Un giorno mi chiama e mi dice di andare a Vicenza, dopo un po’ di tempo che c’erano le cene e il "dopo cena"; ci siamo visti in un bar nei pressi della caserma, mi disse che lui non ha mai preso soldi da nessuno, né li voleva prendere, che voleva solo mantenere l’amicizia. Mi disse che se Giovine chiedeva soldi anche per lui era falso, che a lui bastavano le serate. Pagavo sempre io. Giovine non si vantava di avermelo fatto conoscere ma mi diceva che adesso potevo stare più tranquillo».


 Ebbene, il meccanismo è sempre lo stesso.


  


                                                                                                              Gianfranco

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