lunedì 18 gennaio 2010

Inflazione, benzina e potere

Cari Amici,


                        secondo i dati ufficiali (Istat) l'inflazione viaggia in Italia ai minimi storici (0,8 per cento). Per forza, la gente non compra e non si è mai assistito in un'economia di mercato a prezzi in rialzo in presenza di calo della domanda. Con un'unica eccezione: il prezzo dei carburanti.  Basta un piccolo controllo alle pompe. La speigazione fornita dalle società petrolifere e avallata dal governo è sempre la stessa: oggi benzina e gasolio viaggiano in sintonia con l'andamento dei prezzi del 'future' di New York e Londra. Se su questi due mercati le quotazioni salgono, immediatamente si ha un rincaro alla pompa. Se invece scendono, entra in funzione la 'vischiosità, del sistema a rallentare la dovuta correzione.  


   Va detto che non esiste alcuna correlazione tra i prezzi dei 'future' (un mercato altamente speculativo dove si scambiano contratti 'sulla carta' per consegne a termine che non avvengono mai, una sorta di bisca del petrolio che non esiste, dove specula anche chi non ha interessi energetici) e quelle del greggio reale. Le compagnie hanno i loro contratti a lunga scadenza con i paesi produttori (e questi contratti non sono influenzati dalle variazioni del future, vengono fissati ogni due-tre anni), hanno le scorte per far fronte alle emergenze, conoscono esattamente i dati su produzione, raffinazione e distribuzione. In pratica, con il mercato dei 'future', sul quale le compagnie possono operare per far salire le quotazioni, si sono costruite un alibi che consente di  aumentare i prezzi dei prodotti energetici a propria discrezione.


     Il rovescio della medaglia: se i prezzi dei carburanti salgono nei paesi ricchi (e negli ultimi 4 anni sono saliti mediamente del 35 per cento, contribuendo non poco alla spirale inìflattiva) qui si consuma di meno e si elimina un pò di inquinamento.Per i paesi poveri, invece, siamo di fronte ad uno strangolamento economico che limita piani di sviluppo, agricoltura, commercio. Il colonialismo vecchio stampo è tramontato con la fine della seconda guerra mondiale, quello moderno è meno evidente ma più subdolo e pericoloso.


                                                                                              Gianfranco

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