mercoledì 21 aprile 2010

Azienda Italia

Cari Amici.


       le correnti sono metastasi. il cancro della democrazia, dice Silvio Berlusconi. Ha ragione? Per noi che ricordiamo le 5 correnti della DC, le 4 del PCI e le 3 del PSI (ma forse erro per difetto) questa frase del nostro premier solleva parecchi ricordi, e non tutti positivi. Certo, la DC era divisa sul che fare quando fu rapito Aldo Moro, alla fine prevalsero gli andreottiani e il partito della trattativa venne sconfitto.  E forlaniani e dorotei si scannavano nella spartizione dei posti nel sistema delle partecipazioni statali. Il PSI fu dilaniato nelle faide tra gli autonomisti di Bettino Craxi e la sinistra ferroviaria di Claudio Signorile. E i vecchi comunisti si ricordano delle faide tra i miglioristi di Giorgio Napolitano, favorevoli all'apertura del dialogo con il PSI, e i duri e puri di Addavenì Baffone.


   Però le correnti, oltre a dare  immagini di degrado del sistema politico, erano anche uno strumento di dialogo: si discuteva, si trattava, ci si azzannava, ma alla fine ci si contava e si decideva cercando di non tirare troppo la corda.


  Le cose sono cambiate, ora le correnti non esistono più, ma il dibattito politico all'interno dei partiti di governo si riduce alle cene domenicali tra Berlusconi, Bossi e pochi intimi che decidono per il paese. L'attività parlamentare è ridotta al lumicino, si viaggia con decreti legge e con le votazioni di fiducia. In sostanza, l'Italia è gertita come un'azienda, o viceversa. Adesso  arriva Fini, il sacrilego, l'Anticristo, che propone il ritorno all'odiato sistema del passato. Vuole dialogare, vuole discutere, vuole dissentire, magari anche votare contro il partito di Governo ricorrendo ai franchi tiratori. Torna il cancro della democrazia?


Un caro saluto                              Gianfranco

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