venerdì 28 maggio 2010

Una storia di oggi/3

 


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Wallace si presentò come un esperto di sicurezza nel campo dell'informatica. In quel momento lavorava per un azienda tedesca di grande distribuzione, credo fosse la Kaufhof, che lo aveva ingaggiato per scoprire chi dall'interno aveva trasmesso alla concorrenza l'elenco di tutti i fornitori comprese le condizioni di acquisto e di pagamento. Wallace era un ebreo polacco: nel 1939 i suoi genitori avevano abbandonato il paese perchè il clima non era dei migliori sotto l'aspetto politico e avevano deciso di imbarcarsi a Genova per gli States. E Wallace era nato proprio a Milano nel corso di questo lungo viaggio. Mi disse di aver combattuto come pilota di un F 104 nella guerra dei 6 giorni contro gli egiziani.

Ho ritrovato Wallace più volte negli anni successivi, si era sposato con un americana gamba lunga (credo una 63x18 secondo i miei standard di calzaio), abitava nei pressi di Torino e non faceva mai lo stesso lavoro: una volta si definiva consulente della Smith Kline nella caccia ad alcune aziendine del nord Italia che producevano il farmaco antiulcera Zantac in qualche sottoscala  a costi ridicoli e danneggiavano non poco gli interessi della multinazionale.Un'altra volta mi disse che lavorava per la protezione dei sistemi informatici del gruppo Fiat. Fu soltanto quando la nostra amicizia si era con solidata che mi rivelò di essere un agente della Dia (Defence Intelligence Agency, il controspionaggio militare del Pentagono. Arrotondava lo stipendio con le consulenze alle aziende private. L'ultima volta che l'ho sentito mi ha detto di essersi trasferito a Tampa, in  Florida, presso il quartier generale dell'US Army in qualità di esperto di spionaggio elettronico.

Fu Wallace in quel volo di ritorno in Europa a consigliarmi di non rientrare in Italia con quella barca di dollari per non trovarmi in difficoltà alla frontiera. 'Io ho un conto alla Amro di Chiasso, vieni con me, ti presento al direttore'. Così depositai i miei dollari a Chiasso e aprii il conto. Negli anni successivi lo integrai con qualche decina di milioni provenienti dai miei risparmi. Andavo in Svizzera almeno una volta al mese per ragioni di lavoro, la legge italiana consentiva di esportare fino a 10 milioni per viaggio. Non ho mai superato questa cifra.


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