Cari Amici,
leggo dai giornali delle pessime condizioni di salute del santone indiano Sai Baba ormai prossimo alla fine. Sono stato più volte nel suo Ashram, a Puttaparthi, spinto più dalla curiosità che dalla necessità di conoscere i suoi insegnamenti. Lui diceva che sarebbe morto nel 2012 e che sarebbe rinato sette anni dopo in un altro stato dell'India. Si definiva Avatar, incarnazione del divino, e nel nome della pace e dell'amore universale praticava un sincretismo religioso che abbracciava induismo, Islam, cristianesimo e buddismo. Non posso dire se sia stato un imbroglione, come viene scritto dai suoi detrattori, o un angelo. Io lo definivo un grande generatore di energia: a Puttaparthy ho incontrato legioni di pranoterapeuti, maestri di shatzu e reiki, e strani personaggi ai confini tra magia, esoterismo e ciarlataneria provenienti da tutto il mondo. Mi dicevano che lì si ricarivano delle energie perse in un anno, dopo un soggiorno di 15 giorni nell'Ashram ritornavano in Occidente pronti a riprendere il loro lavoro.
Non so se ha rubato, viveva in povertà. Se mai lo ha fatto ha tolto il superfluo ai ricchi occidentali per darlo ai suoi indiani che nella cittadina hanno costruito università, biblioteche, ospedali e case di riposo per anziani. Non ho assistito ai suoi miracoli, però una volta ho visto per un attimo mia madre, morta 40 anni fa, in un gruppo di donne indiane presenti nell>Ashram, e ne sono rimasto impressionato, come pure mi hann colpito le dimostrazioni di fede e amore dei seguaci.
Ora pare sia arrivato il suo momento, un anno prima delle previsioni. E pare si scateni la lotta per la spartizione dell'eredità, fatto questo che egli non aveva previsto.
Ohm Sai Ram, Swami, la terra ti sia leggera.
Un caro saluto
Gianfranco
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