venerdì 17 giugno 2011

Giggetto


Cari Amici,



35 anni fa lavoravo per l'Espresso nella redazione di Milano, ma un paio di volte al mese andavo a Roma per collaborare con i colleghi della redazione centrale. Ogni tanto negli uffici risuonava il grido di allarme: arriva Giggetto. Giggetto era Luigi Bisignani, all'epoca praticante giornalista, credo all'Ansa: corporatura minuta, sguardo dimesso, molto gentile e premuroso. Stai attento, mi diceva il collega Alberto Statera, non dargli confidenza perchè dicono che lavori per alcuni politici di rilievo e per i servizi. Soprattutto, non dirgli nulla del tuo lavoro, nascondi carte e agende. . Lui frequentava le redazioni di tutti i giornali per crearsi contatti, portare le veline dei suoi protettori, magari carpire qualche confidenza.

Lo ritrovai anni dopo, nel 1982, quando emerse la lista della p2 di Licio Gelli. Manco a dirlo lui era un fratello di loggia. Poi riapparì in occasione della maxi tangente di Enimont insieme a Sergio Cusani, che avevo conosciuto in Statale nel '68. Lo stesso sguardo dimesso, lo stesso aspetto insignificante. Ma era diventato uomo di potere, e lo si capiva dal comportamento.

Adesso ce lo ritroviamo nella P4, in sintonia con Gianni Letta e altri potentati. Non mi meraviglio, è sempre stato al centro di intrallazzi poco chiari di natura politico-economica.  Forse è arrivato al capolinea.



Un caro saluto

                               Gianfranco

 


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